Sono 245 i rifugiati coinvolti nel progetto Re-Startup, iniziativa che intende dare loro conoscenze e competenze per diventare imprenditori e che tra il 2013 e il 2014 finanzierà 12 imprese cooperative sull’intero territorio nazionale. Di questa sfida ne hanno discusso al convegno di presentazione che si è tenuto ieri a Roma presso il Centro cittadino per le migrazioni, le organizzazioni promotrici del progetto, i Ministeri dell’Interno e del Lavoro, le centrali cooperative Legacoop e Confcooperative.

Corsi di formazione sull’imprenditorialità e su come si costituisce e si gestisce una cooperativa, laboratori di empowermenet e sulla leadership: sono queste le attività che il progetto Re-Startup sta realizzando in 6 città italiane – Roma, Lecce, Ferrara, Brescia, Parma, Trieste – per dare a 245 rifugiati tutti gli strumenti per diventare imprenditori. Il progetto, finanziato dalla Commissione Europea e dal Ministero dell’Interno nell’ambito del Fondo Europeo per i Rifugiati e del quale Programma integra è partner, si rivolge a rifugiati vulnerabili che avranno a loro disposizione percorsi di sostegno psicologico e sociale e prevede la creazione di una tipologia particolare di impresa, l’impresa cooperativa.

Questa scelta, ha spiegato Federico Tsucalas della Cooperativa Camelot, capofila del progetto, durante la presentazione organizzata presso il Centro cittadino per le migrazioni di Roma Capitale, si traduce nell’utilizzo di una metodologia progettuale di tipo partecipativo che pone al centro di ogni azione e decisione i destinatari delle attività.

‘Azioni come quelle messe in campo da Re-Startup – ha sottolineato Martha Matscher, viceprefetto del Ministero dell’Interno, autorità responsabile del Fondo Europeo per i Rifugiati, intervenuta al convegno – sono fondamentali per consentire ai rifugiati di riprogrammare la loro vita’. Il progetto, ha proseguito Matscher, è in linea con la programmazione 2008-2013 del Fondo Europeo per i Rifugiati che, insieme allo SPRAR e ad altre misure nazionali, contribuisce all’integrazione dei rifugiati.

L’obiettivo della piena integrazione socio-economica dei rifugiati verrà raggiunto con Re-Startup fornendo ai partecipanti conoscenze e strumenti per la creazione di imprese cooperative. Di questa scelta progettuale ne hanno discusso Carlo Mitra, vicepresidente di Confcooperative nazionale e Giorgio Bertinelli, vicepresidente di Legacoop, le principali centrali cooperative italiane.

Mitra ha ricordato che oggi i migranti sono fortemente presenti nel contesto imprenditoriale italiano e anche in quello cooperativo. Ma ha sottolineato che se la mortalità delle cooperative italiane a due anni dalla costituzione è del 30% quella delle aziende cooperative gestiste da migranti è del doppio.

Per evitare che questo accada, il vicepresidente di Confcooperative ha quindi suggerito di prestare attenzione a due fattori: da una parte, la scelta delle imprese di cui sostenere lo start-up deve necessariamente basarsi sulla loro sostenibilità anche attraverso la creazione di partnership con cooperative adulte che possano aiutare e sostenere le nascenti cooperative, dall’altra, dall’esperienza di Confcooperative è emerso che la difficoltà più grande per le nuove cooperative non è quella dei lavoratori bensì del management che va quindi sostenuto e formato perché poi possa guidare l’attività imprenditoriale. Accanto a questi suggerimenti, anche una proposta di Bertinelli, che ha messo a disposizione del progetto e dei suoi destinatari i servizi finanziari previsti da Legacoop per sostenere lo start-up.

Sul fronte del sostegno all’imprenditorialità dei migranti lavora già da qualche anno anche il Ministero del Lavoro. Nel corso della mattinata, Stefania Congia della D.G. Immigrazione e politiche di integrazione ha illustrato i progetti che il Ministero ha finanziato e sostenuto in questo ambito negli ultimi anni. Dalle esperienze progettuali finanziate, la più recente delle quali è Start it up, è emerso che la principale difficoltà dei migranti è la loro bancabilità mentre la loro forza sono le idee di business, ‘hanno una fertilità di idee – ha detto Congia – che supera di gran lunga quella degli italiani’.

La mattina è stata conclusa da Daniela di Capua, direttrice del Servizio Centrale del Sistema di Protezione per Richiedenti Asilo e Rifugiati, che ha ricordato che progetti come questi vanno nella direzione perseguita dallo SPRAR ovvero la creazione di percorsi di integrazione sociali e lavorativi che consentano ai rifugiati di riacquisire dignità. Di Capua si è soffermata sul significato di integrazione, sottolineando che ‘anche nella complessità che si porta con se questa parola, possiamo sicuramente dire che l’integrazione ha a che fare con il contesto e che laddove vi è un progetto di sviluppo territoriale condiviso da istituzioni e terzo settore, l’inserimento nel tessuto sociale per soggetti vulnerabili come i rifugiati diventa più semplice’.

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